
La stella del Milan Christian Pulisic, che sta vivendo una stagione 2024-25 da protagonista assoluto, rompe il silenzio su un tema delicato che accompagna da sempre i calciatori statunitensi nel calcio europeo.
In un’intervista esclusiva a The Athletic, il numero 11 rossonero ha affrontato la questione dei pregiudizi che ancora oggi, nonostante i progressi del soccer americano, persistono nel calcio del Vecchio Continente.
Una carriera in ascesa nonostante gli ostacoli
Pulisic, arrivato al Milan nell’estate 2023 dopo le esperienze con Borussia Dortmund e Chelsea, ha dimostrato sul campo di essere un giocatore di caratura internazionale. Con 15 gol e 8 assist in questa prima parte della stagione 2024-25, l’americano si è imposto come uno dei protagonisti assoluti della Serie A, contribuendo in modo determinante alla corsa scudetto dei rossoneri, attualmente in lotta con Inter e Juventus per il titolo.
La sua storia in Europa inizia nel 2015, quando ancora minorenne si unisce al settore giovanile del Borussia Dortmund. Un percorso che lo ha visto crescere esponenzialmente, ma non senza difficoltà.
“Il pregiudizio sui calciatori statunitensi in Europa mi fa incazzare”, ha dichiarato con fermezza Pulisic. “A volte è stato palese ai miei occhi. Le decisioni degli allenatori sul selezionare o meno un giocatore americano possono essere state influenzate da questo.”
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Un’ambizione che si estende oltre i successi personali, mirando a un riconoscimento collettivo del movimento calcistico statunitense.
La crescita del calcio americano negli ultimi anni è innegabile. La MLS ha raggiunto livelli di competitività sempre più elevati, mentre la nazionale statunitense ha mostrato progressi significativi nelle competizioni internazionali.
Nonostante ciò, Pulisic sottolinea come ci sia ancora strada da fare: “Mi auguro di arrivare al punto di essere uno dei paesi più rispettati al mondo. Se come Nazionale arrivassimo al massimo livello anche nei tornei più grandi, sarei estremamente orgoglioso.”
La missione di cambiare la percezione del calcio americano
Il riferimento è chiaro ai prossimi Mondiali 2026, che si giocheranno proprio negli Stati Uniti (insieme a Canada e Messico), dove la nazionale a stelle e strisce ha l’opportunità di dimostrare il proprio valore davanti al pubblico di casa.
Un’occasione che Pulisic e compagni non vogliono sprecare per sfatare definitivamente i pregiudizi.
Le parole di Pulisic assumono particolare rilevanza considerando il crescente numero di talenti americani che si stanno affermando nel calcio europeo.
Da Weston McKennie alla Juventus a Yunus Musah proprio al Milan, passando per Pepe Reyna e Timothy Weah, la nuova generazione di calciatori statunitensi sta dimostrando che il “soccer” americano può competere ai massimi livelli.
Il paragone con altri sport americani è emblematico: “Dobbiamo raggiungere nel calcio la stessa posizione ottenuta da alcune leggende statunitensi negli altri sport”, obiettivo ambizioso considerando il dominino di discipline come il basket, dove stelle NBA sono venerate in tutto il mondo.
La testimonianza di Pulisic non è solo una denuncia, ma un manifesto programmatico per il futuro del calcio americano. Le sue prestazioni al Milan stanno contribuendo concretamente a cambiare la percezione dei giocatori statunitensi in Europa, dimostrando che il talento non ha nazionalità e che i pregiudizi sono destinati a cadere di fronte all’evidenza del campo.
In un momento storico in cui il calcio diventa sempre più globale, le parole di Pulisic rappresentano un importante punto di riflessione per tutto il movimento calcistico europeo, chiamato a superare definitivamente stereotipi e preconcetti che non hanno più ragione di esistere nel calcio moderno.